Centro visitatori di Villa Welsperg
La villa, costruita nel 1853 è situata vicino al laghetto omonimo, un tempo residenza dei Conti Welsperg, modernamente ristrutturata e attrezzata, è dal 1996 la sede dell’Ente Parco e ne ospita gli uffici amministrativi e tecnici e il Centro Visitatori.
Villa Welsperg è un complesso di tre edifici, la villa vera e propria, la chiesetta e il fienile, circondati, anzi immersi in un giardino, ai bordi di un grande prato-pascolo che, nella parte più bassa sfuma in una piccola ma interessante torbiera.
La villa
Il Centro Visita
L’allestimento crea una “situazione di esperienza” nella quale è possibile appropriarsi dei caratteri peculiari ed essenziali di ciascun settore geografico del Parco. Il caso vuole che l’articolazione degli spazi al piano terra di Villa Welsperg presenti una straordinaria somiglianza topografica – quasi una sorta di analogia – con lo sviluppo territoriale reale del Parco. Ecco allora l’idea di suddividere lo spazio espositivo in sei sale ideali.
La prima è dedicata all’intero Parco e al senso-valore della biodiversità. Le altre cinque sale presentano ciascuna un ritratto – se così si può dire – dei grandi settori del Parco: si comincia con la Val Canali, si sale sull’Altopiano delle Pale, si scende nella Foresta di Paneveggio, si sale nuovamente fino sul crinale del Lagorai, e si scende infine nel Vanoi. In altre parole, l’anello che si compie dentro alle sale di Villa Welsperg assomiglia davvero molto ad un possibile viaggio nel territorio vero. Camminare in queste sale, lungo questo percorso, è come muoversi in piccolo nelle forme e nelle complessità del Parco. La distanza e le differenze che esistono, per esempio, tra la Val Canali e Paneveggio, vengono qui percepite con tutto il proprio corpo, spostandosi da una sala all’altra nel rispetto di una dislocazione stilizzata ma verosimile dei luoghi reali.
Due percorsi
Una volta entrati in Villa Welsperg e giunti alla reception, ci si trova nell’atrio sul quale si apre questo nuovo allestimento e dal quale prende avvio il percorso di visita. Il varco di ingresso alle sale espositive ripropone artisticamente il grande tiglio che domina il giardino della Villa. Le sue fronde giungono fino a terra e segnano due evidenti passaggi, uno normale e uno più piccolo, assolutamente speciale. Per iniziare il viaggio è necessario entrare sotto le chiome del grande albero, gli adulti per l’ingresso normale, ma i bambini per quello speciale a loro riservato.
I due ingressi immettono in due percorsi distinti che presentano elementi diversi ma complementari.
Gli argomenti e i temi sono sostanzialmente i medesimi, ma cambia il punto di vista dal quale li si guarda. La via riservata a bambini e ragazzi è un “magico percorso” costellato di piccole prove da superare (la Via della Lepre, la Via Ferrata,…): regala però l’incontro esclusivo con alcuni abitanti del Parco, come per esempio il cervo, mamma lince, le marmottine nella tana.
La Fisioteca
Salendo al primo piano, accanto alla Biblioteca, troviamo la cosidetta Fisioteca (dal greco physis=natura; e theke-teca=collezione) dove all’interno vi sono:
una Xiloteca: collezione di legni di quasi tutti gli alberi che vivono in Trentino. Ciascun “libro” descrive una specie arborea, realizzato e scolpito nel suo legno col dorso coperto dalla corteccia;
una Fruticoteca: è una collezione di arbusti; in essa sono raccolti e classificati campioni vegetali delle specie che vivono nel Parco;
una Lichenoteca: è una raccolta dei licheni del Parco. Recenti studi all’interno del Parco, hanno portato alla stesura di una check-list con oltre 900 specie, 29 delle quali incluse nella lista rossa dei licheni d’Italia perchè ritenute a ischi di estinzione, rare o semplicemente vulnerabili;
una Litoteca: è una raccolta di “libri” che sono tagliati e scolpiti a mano a partire da rocce raccolte nel Parco. la “copertina” anteriore di ciascun libro è stata lucidata, il dorso è levigato, mentre la “copertina” posteriore è grezza per mostrare i diversi aspetti della roccia;
una Sementoteca: è una raccolta dei semi del Campo Custode che è all’interno del Compendio di Villa Welsperg;
una Pleroteca: è una raccolta di penne degli uccelli presenti nel parco e una Nidoteca, una raccolta di nidi;
una Fossiloteca: è una raccolta di alcuni fossili tipici dell’area dolomitica
Il Tabià
All’interno del Compendio di Villa Welsperg, l’antico Tabià è un esempio tipico di architettura rurale. Lo stabile si sviluppa su due piani ed era composto dalla stalla al piano terra e dal fienile al primo piano.
Il piano terra conserva il pavimento originale in “salesà” su terra battuta. È questo il nome dato all’antica pavimentazione selciata che ritroviamo in edifici di questo tipo e in molte mulattiere di montagna, realizzata con l’utilizzo di ciottoli e pietre e seguendo tradizionali specifiche e precise modalità tecniche per la sua messa in opera.
I locali al piano terra sono usati come locali di supporto alle attività di Educazione ambientale per tutta la durata dell’anno, mentre il primo piano è utilizzabile per convegni, riunioni ed incontri, oltre che come contenitore per le mostre del Parco.
Accostato al Tabià c’è il “Barch”: una struttura aperta, leggera, che servirà per la sosta e la protezione dalle intemperie dei frequentatori del compendio (può contenere almeno 50 persone). Il nome dialettale “barch” deriva dalle tipiche costruzioni d’assi, che si trovano soprattutto nel fondovalle, un tempo usate, come riparo per il fieno. Il manto di copertura è costituito da un pacchetto a verde pensile con utilizzo di essenze autoctone.
Il giardino
Nell’ampia radura un viale di accesso con un faggio monumentale (l’età stimata è di 300 anni)
tigli secolari e ippocastani accoglie i visitatori e li conduce ad uno stagno con diverse specie acquatiche.
Continuando il percorso in direzione dell’edificio principale, il giardino trova il suo ideale baricentro e filo conduttore in un ruscello, esso lambisce il quadrato delle betulle, il percorso letterario, il giardino delle felci e quello delle rose antiche, è però necessario abbandonarlo ed aggirare la villa per perdersi in un piccolo labirinto, dove le siepi sono costituite da specie di arbusti naturalmente presenti nel Parco. Di fronte al grande fienile l’Orto officinale e il Campo custode: il primo ospita le piante che in passato erano usate nella farmacopea popolare locale; nel secondo sono coltivate, per agevolare la diffusione delle sementi, varietà alimentari locali non più comunemente usate negli orti di Primiero e Vanoi. Entrambi contribuiscono ad aumentare la biodiversità coltivata della Val Canali.
La chiesetta, sconsacrata, è utilizzata per l’allestimento di mostre temporanee.
Il fienile, restaurato al suo interno in chiave moderna, è stato trasformato in un’ampia sala polifunzionale, che può accogliere comodamente 100 persone ed è utilizzato come sala congressi e per mostre temporanee.
Alle mostre è adibito anche il piano inferiore, le stalle, che sono state oggetto di un restauro conservativo mantenendo quindi l’aspetto e la forma originali.
All’interno del giardino è stata creata una zona dedicata ai più piccoli. Qui è stato posizionato un grande cervo, animale simbolo del Parco, con il quale e dentro il quale si può giocare e arrampicarsi e una casetta in legno.
I tigli di Villa Welsperg
Montagne luminose come le Pale di San Martino sullo sfondo, il torrente dalle acque turchesi che scorre fra i sassi bianchi, il bosco tutt’intorno alla villa che è adesso la casa del parco regionale, fanno venire voglia di metterci radici come i due tigli più grandi e belli del giardino. Sono stati a dimora con lei dal 1853 per la famiglia Welsperg, austriaca in terra che allora era Austria. Come tradizione loro ma anche degli sloveni, dei tedeschi, dei francesi, si piantava un tiglio per assicurarsi la protezione della natura. Meglio ancora se erano due come qui: uno selvatico di forma slanciata, foglie piccole e scure, fioritura precoce, che rappresenta l’uomo e l’inverno, accanto a quello nostrano dalla chioma espansa, foglie grandi e chiare, che fiorisce più tardi, ricorda la donna e l’estate.
Le api che li aiutano a trasformare i fiori dall’intenso profumo in frutti, fanno col nettare un miele tra i migliori e a volte si prendono la melata rilasciata dagli afidi, i minuscoli insetti che succhiano la dolce linfa dalle foglie. Spesso sono le formiche che li trasportano fin lì allo scopo di avere poi il loro liquido zuccherino. Per liberarsene ci si può far aiutare dalle coccinelle, che se li mangiano molto volentieri.
Gli erboristi conservano i fiori per le squisite tisane d’inverno, contro gli spasimi delle malattie da freddo o da cattivo umore. Le foglie giovani sono buone in insalata o come foraggio per gli animali e coi frutti si può fare un olio dal sapore delicato.
I tigli hanno qualità emollienti e disintossicanti, al punto che mangiare il carbone fatto col legno dei loro rami è fra i più efficaci rimedi per salvarsi dagli avvelenamenti. Per questo, fin dall’antichità questi alberi hanno avuto il titolo di grandi guaritori. Per questo le piazze dei paesi ed i giardini o i viali dei castelli ne erano ornati. Fra i rami di tigli secolari, in Germania si faceva suonare la banda cittadina o i musicisti durante le feste. Del resto, il loro legno fibroso e indeformabile, da cui viene l’aggettivo tiglioso, è stato usato spesso per costruire strumenti musicali.
Sotto la loro protezione si tenevano riunioni importanti per la comunità, come a Cavalese dove c’è ancora il “banco de la reson”, il doppio anello di sedili di pietra con al centro un piccolo tavolo circolare e grandi tigli tutt’intorno. Il carattere dolce e insieme tenace è quello più adeguato ad ispirare le decisioni.
Questo testo è di Anna Cassarino, promotrice del progetto “A scuola dagli Alberi”. Per approfondimenti: www.ascuoladagliaberi.net