La mostra principale Ci vuole un fiore di Rovereto è stata curata da Giulia Tomasi della sezione Botanica della Fondazione, con il coordinamento di Alessandra Cattoi e Alessio Bertolli e la supervisione scientifica di Filippo Prosser. Nell’ambito di questa mostra la Fondazione Museo Civico di Rovereto ha voluto inserire un allestimento curato dal Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, che parla di alberi.
La mostra del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino è diversa per forme e materiali ma legata da un filo comune, ovvero l’attenzione delle due istituzioni alla conoscenza e alla conservazione della biodiversità del Trentino. È ormai infatti dal 1991 che Museo e Parco collaborano proficuamente su vari progetti relativi allo studio e alla valorizzazione della flora del Parco.
L’importanza degli alberi si fonda sulla certezza che senza di loro, l’umanità, così come la conosciamo, non esisterebbe. L’affermazione potrebbe sembrare eccessivamente enfatica, ma è merito loro se il pianeta terra ha un’atmosfera respirabile. Hanno fornito all’uomo materie prime, alimenti, riparo. Hanno donato il conforto dell’ombreggiamento e la stabilità dei suoli, energia e principi attivi per curare. Di alberi si è scritto nei grandi classici e nella letteratura popolare, sono ovunque, fanno parlare e soprattutto sopravvivono all’uomo, per tanto rappresentano delle entità quasi sovrannaturali. Questa mostra racconta le esperienze di coloro che per mestiere o per passione si confrontano con gli alberi; ogni personaggio rielabora a proprio modo lo stesso soggetto in una visione intima fatta di immagini, esperienze, ambizioni, ispirazioni e aspirazioni. Microstorie per descrivere un bene comune, messo a dura prova dagli eventi di fine ottobre 2018, dove il vento, protagonista assoluto, ha ridisegnato ampie porzioni di copertura forestale. Visitare la mostra sarà quasi come addentrarsi in un bosco per uscirne con una consapevolezza in più e la certezza che: Gli alberi non hanno bisogno di noi, ma noi di loro.
La mostra è stata curata da Cristina Zorzi, Maurizio Salvadori, Elena Luise, con la supervisione di Vittorio Ducoli; foto e composizione fotografiche Carlo Albino Turra. La realizzazione delle strutture e il montaggio sono state curati dalle maestranze del Parco.