Quando gli strumenti a Villa Welsperg registrano la comparsa dei pollini, i sintomi dell’allergia si manifestano, il sistema immunitario di chi ne è sensibile si ribella. I pollini invadono l’atmosfera senza possibilità di difesa attiva, se non il rimanere inermi chiusi in casa, o confidare in qualche antistaminico provvidenziale.
Questo inverno, per certi aspetti inusuale in quanto a temperature e precipitazioni, si porta appresso anche un andamento inconsueto, pur se prevedibile, delle fioriture delle piante invernali.
Si sa che il nocciolo e l’ontano (bianco e nero) sono tra le prime essenze a fiorire e a disperdere il loro polline.
La statistica decennale del monitoraggio dei pollini effettuato in Primiero dal Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino in collaborazione con la Fondazione E. Mach, mostra come la fioritura abbia inizio normalmente con l’ontano verso la prima settimana del mese di gennaio, con quantità trascurabili, per poi crescere con regolarità fino alla fine di febbraio.
Ma l’inizio del 2016, complici le alte temperature del periodo, si è da subito contraddistinto per una impennata anomala del polline di ontano. Il 13 gennaio ha registrato un valore che ha fatto balzare a 22 pollini per m³ la concentrazione atmosferica, contro un dato giornaliero nel decennio precedente che oscilla tra 0 e 1 (la presenza del polline nell’aria che respiriamo si calcola statisticamente, in numero di pollini per m³ di aria).
L’andamento di questo polline ha segnato poi una seconda impennata anticipata, a cavallo tra gennaio e febbraio, così come il nocciolo, andando a disegnare un anticipo generale delle fioriture.
Già di per sé, questo è un dato poco confortante per chi mal sopporta questi pollini, ma quello che è stato rilevato nella settimana dal 22 al 28 febbraio è ancora più preoccupante. Si è registrata infatti una presenza di pollini di nocciolo tre volte superiori alla media e di due volte superiori alla media per l’ontano. Sono questi, dati riferiti ai valori massimi rilevati nel periodo “di punta” delle fioriture di queste due specie particolarmente allergeniche.
Sulla base dei dati rilevati dalla fondazione E. Mach a San Michele all’Adige, questo fenomeno è stato riscontrato con molte analogie anche nella valle dell’Adige.
Quindi un anno eccezionale, confermato anche visivamente dal carico di amenti (infiorescenze maschili) che ben evidenti rendono giallo il nocciolo e rossastro l’ontano.
È cosa nota che le piante abbiano una certa alternanza nella fioritura e nella fruttificazione, il fenomeno che viene definito con il termine di pasciona. Non è facile capire se l’evento specifico sia indotto da una normale alternanza fisiologica o se sia dovuto invece alle bizzarrie meteorologiche: sta di fatto che sono tempi duri per le allergie.
Naturalmente la quantità di polline è direttamente proporzionale al numero di piante presenti in un dato ambiente. Osservando come esempio il fondovalle di Primiero, è evidente quanto il nocciolo sia una specie diffusa, soprattutto in quelle fasce di territorio in cui il bosco è in espansione, oppure in quelle “dimenticate” nei pressi dei nuclei abitati e ai bordi delle strade. La pianta è quindi una specie pioniera, che si avvantaggia dell’abbandono dei suoli e, anche se ci dà le nocciòle, che però, ormai quasi nessuno raccoglie (animali a parte), porta anche tanto polline, allergenico, fastidioso e nocivo per la salute nei casi più gravi.
Aggiungiamo quindi anche questa considerazione, fra le tante, a favore di un utilizzo diverso e ragionato del territorio e fra le controindicazioni del suo abbandono.
Maurizio Salvadori
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