“Uno studio integrato dei Laghi di Colbricon e Cavallazza” è il titolo del nuovo volume della Collana editoriale “Quaderni del Parco”, di Renata Trevisan, docente di Botanica del Corso di Laurea in Scienze Naturali presso l’Università di Padova che si occupa in particolare dello studio degli ecosistemi lacustri allo scopo di indagare sia gli organismi presenti, che la fitta rete che lega i vari parametri biotici e abiotici.
Il toponimo “Laghi di Colbricon” si riferisce a due specchi d’acqua nell’estremità nord orientale della catena dei Lagorai, ai piedi del monte Cavallazza e di fronte al Colbricon: noti con i nomi di Lago di Colbricon inferiore (1911 m s.l.m.) e Lago di Colbricon superiore (1926 m s.l.m.).
Le sedi dei laghi sono scolpite nei porfidi del Complesso porfirico Atesino e appartengono al bacino idrografico del Torrente Travignolo.
Il Lago Cavallazza si trova tra il versante Nord dell’omonimo Monte e il versante Est della Cavallazza Piccola, oltre il limite superiore degli alberi, a quota 2.138 m.
Lo scopo primario di questa nuova pubblicazione è quello di fornire informazioni semplici e a tutti accessibili, ma dettagliate e aggiornate su: morfologia, planimetria e batimetria dei Laghi di Colbricon e dell’adiacente Lago Cavallazza e la loro caratterizzazione limnologica.
I Laghi di Colbricon sono stati oggetto di studio e monitoraggio dal 1998 al 2017: sono state analizzate la geomorfologia del bacino lacustre, la chimica delle acque, i batteri, le microalghe, lo zooplancton, gli invertebrati e vertebrati.
Attraverso l’indagine su una sequenza di sedimenti raccolti nel fondale del Lago Colbricon Inferiore è stata ricostruita la storia della vegetazione degli ultimi 13.000 anni, dalla fine del Pleistocene a tutto l’Olocene.
Sono stati individuati gli effetti dei principali cambiamenti climatici e dell’attività umana sull’ecosistema lacustre e sulla vegetazione circostante.
In particolare dalle Diatomee fossili si è ricostruito il pH delle acque del lago, dalle particelle carboniose e dai macroresti vegetali si sono ricostruiti gli eventi incendiari, dal polline fossile è stato possibile riconoscere i cambiamenti subiti dalla vegetazione che ricopriva il territorio attorno ai laghi in seguito all’alternanza di periodi caldi e freddi.
Parimenti, l’indagine geomorfologica ha permesso di interpretare la genesi dei laghi come dovuta a processi tettonici strutturali, ribaltando le precedenti ipotesi che li vedevano come laghi di origine glaciale.
Molto ricca è la documentazione che illustra, anche attraverso una serie di tabelle, le fasi di monitoraggio, le indagini, i parametri abiotici relativi a temperatura, livello idrico, trasparenza, periodo di gelo e disgelo e i parametri biotici che riguardano tutte le comunità biologiche che vivono nello specchio lacustre.
Il volume racconta contesti dalla fortissima valenza naturalistica, all’interno della Rete ecologica europea “Natura 2000”. È il frutto di 20 anni di lavoro e della collaborazione di un gruppo di ricercatori.
I Laghi di Colbricon rappresentano un sito carico di storia e di fascino, rappresentano la cultura della montagna e come scrive l’autrice nella conclusione del volume: “nonostante l’approccio scientifico che ha improntato tutte le nostre ricerche è stato impossibile non percepire costantemente anche il senso di magia quasi soprannaturale che continua a regnare in questi luoghi. Su di essi sono state scritte pubblicazioni a carattere scientifico ma, al di là della loro filigrana, si continuerà a vedere e a tessere favole sotto lo sguardo silenzioso del genius loci che li protegge”.
L’iniziativa editoriale è finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale per la Provincia di Trento 2014-2020. La nuova pubblicazione è disponibile presso il Centro Visitatori di Villa Welsperg.