Laghetto Welsperg
Il Laghetto Welsperg, è il simbolo della Val Canali, splendida valle dolomitica. Lasciato alle spalle il Castel Pietra che sorge alla sommità di un masso erratico, entrando nella Val Canali, lo sguardo è catturato dal laghetto Welsperg, uno dei simboli di questa splendida valle dolomitica. In questa area la diminuzione delle pendenze favorisce i ristagni d’acqua che vanno a formare un reticolo di aree umide. Nei pressi del laghetto si trova il “Palù Grant”, la grande palude, una zona di interesse botanico e faunistico che ospita giunchi e cardi di palude nonché la tipica Cannuccia d’acqua (Phragmites australis) ed alcune interessanti specie di orchidea: Orchis tridentata, Epipactis palustris e Dactyloriza traunstaineri.
Incastonato in una natura di rara bellezza, nelle sue acque si specchiano le cime del versante meridionale del Cimerlo, massiccio montuoso dalle caratteristiche creste, pinnacoli e campanili, dove il Sass Maor e cima Canali, eleganti e maestose, si stagliano quasi solitarie nel cielo, in quel gioco di luci e di nuvole che fa variare in continuazione il colore di queste rocce. In questi anni il lago è stato oggetto di una importante azione del Parco di riqualificazione ambientale e di rinaturalizzazione che ha permesso di ricreare un habitat adatto alla vita degli anfibi e delle trote.
Un intervento che ha permesso la sistemazione naturalistica delle sponde, la creazione di aree vegetate galleggianti e semisommerse e la costituzione di zone rifugio. La storia di questo laghetto parte da lontano: se ne fa menzione già nell’Urbario di Giacomo Castelrotto, del 1565.
Ma lo specchio lacustre non è solo un “Lago da cartolina”, ma un lago vivo, dove convivono uomini, piante e animali. Infatti, oltre ad aver ricreato un habitat, è possibile in questo luogo la balneazione e la pesca. Il sentiero circum-lacuale è percorribile con comodità e in sicurezza.
Nelle immediate vicinanze del laghetto, si incontra una presenza molto importante, quella del gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), un invertebrato acquatico di notevole valore sia dal punto di vista scientifico che conservazionistico. Il gambero di fiume, infatti, anche in Trentino è divenuto raro a causa dell’inquinamento delle acque e dell’artificializzazione dei corpi idrici. La sua presenza, molto significativa in passato, attesta l’elevato valore ambientale di questo contesto naturalistico.