Fra questi, una passa per ora inosservata; ha sviluppato solamente le foglie ma tra qualche tempo svilupperà anche il fiore che sarà vistoso ed originale. Si tratta del Gigaro scuro (Arum maculatum) della famiglia delle Araceae, pianta spesso presente nei fossi, concimaie, lungo le strade, faggete, radure, boschi cedui, zone cespugliose ombrose dal fondovalle fino a 1.600 m. Si tratta di una pianta particolarmente tossica. In Primiero è piuttosto diffusa, le foglie sono riconoscibili per la loro forma sagittata, cioè più o meno triangolari, appuntite all’apice e con i lobi della base allungati, assomiglianti alla punta di una freccia. Alle volte sono macchiate di scuro.
L’infiorescenza è composta da una foglia lunga fino a 15 cm di forma lanceolata con l’apice acuminato, di colore bianco verdastro, talora sfumata di purpureo sull’orlo e maculata dello stesso colore all’interno. Questa foglia chiamata spata, protegge l’infiorescenza detta spadice, composta da fiori femminili alla base, fiori maschili al centro e di fiori sterili, rigonfi in filamenti spessi e bulbosi, all’apice. A maturità assume una colorazione purpureo-violaceo. Il fiore non è profumato, anzi emana un odore sgradevole che però, attira gli insetti impollinatori. In piena fioritura lo spadice produce addirittura calore, fatto del tutto inusuale fra le piante. I frutti sono bacche di colore rosso, molto velenose, che contengono molti semi; la maturazione dei frutti avviene solo dopo che tutta la pianta è appassita. Il nome del genere potrebbe derivare dal greco “aron” = caldo, calore e da “mácula”, macchia che si riferisce alle macchie a volte presenti sulle foglie.