I fiori primaverili, come messaggeri del risveglio della natura, assumono nella percezione collettiva un valore particolare. Invitano all’esplorazione dei luoghi attorno a casa e stimolano la curiosità verso le forme di vita vegetali, che spesso si perdono nel corso dell’estate, in centinaia di specie diverse e in un caotico rigoglìo.
Questi sono i giorni i cui lo sguardo viene attratto da macchie colorate in prati che accennano appena a verdeggiare e in boschi ancora brulli e scoloriti. I gialli, i viola, i bianchi sono i colori che annunciano la ripartenza e mettono anche allegria.
Nel sottobosco l’anemone epatica ed il bucaneve, nei prati magri la viola irta, un piccola viola che spunta dall’erba secca. Negli ambienti più umidi il farfaraccio e il bucaneve ed in quelli dal fondo smosso il farfaro.
Ma c’è un genere di fiori, che racchiude nel suo stesso nome l’attitudine a rappresentare la primavera, ed è il genere Primula.
Il termine latino primus, dal quale sembra derivare, lo colloca nella categoria di pianta tra le prime a fiorire, ed è proprio così.
Nel nostro Parco sono censite 8 specie di Primula ma nel fondovalle troviamo anche la Primula comune (Primula vulgaris), in fioritura già da qualche tempo nei prati attorno ai centri abitati. Per la sua localizzazione prossima alle abitazioni si potrebbe considerare la specie che ufficializza la primavera. La si trova anche aggrappata ai muretti, in compagnia di certe felci.
Quando i prati prendono forza allora spunta la Primula veris chiamata volgarmente Primula di Colonna e in dialetto primierotto ticola tecola.
Primula molto conosciuta per la frequenza con la quale è presente sul territorio, dal fondovalle fino al Passo Rolle.
Piuttosto simile a quest’ultima troviamo anche la Primula maggiore (Primula elatior) che ha però dimensioni un poco più grandi e i fiori più chiari. A sua volta la Primula maggiore è presente con la sottospecie intricata.
Negli ambienti ricchi d’acqua, che siano prati o vere e proprie torbiere, da aprile fino a luglio troviamo in fioritura la Primula farinosa, una primula molto delicata, che porta un mazzetto di fiori di colore rosa su uno stelo slanciato. Il termine farinosa deriva dal fatto che alcune parti della pianta sono ricoperti da una peluria che le conferisce un aspetto farinoso.
Rara in Primiero è la Primula di Haller (Primula halleri), simile alla Primula farinosa ma meno esile e fiorisce nelle praterie soleggiate su silice, oltre i 1500 m di quota, dal Lagorai al Passo Rolle, fino ai rilievi di Lusia, Bocche e Juribrutto. Fiorisce da maggio a luglio a seconda della quota.
Esclusiva dei suoli silicei, e a quote superiori ai 1800 m, è la Primula vischiosa (Primula glutinosa) e siccome frequenta zone alte ed esposte a settentrione, spesso ricoperte di neve fino a tardi, fiorisce in piena estate, da luglio ad agosto. Il termine glutinosa deriva dall’aspetto appiccicoso della pianta.
La Primula di Val Daone (Primula daonensis), fiorisce tra maggio e luglio. Come dice il nome, la specie è descritta per la prima volta in Val Daone, quindi nel Trentino occidentale, ma la si trova nella forma tipica anche lungo il crinale del Lagorai, in aree a rupi e pascoli alpini. È una bella primula alta fino a 10 cm con una ombrella di fiori con corolla rosea o violacea.
Sfruttando un gioco di parole, Primula minima parte dalla quota minima di 2015 metri dei piani della Cavallazza, per spingersi ai 2600 del Gronton, passando per il Passo Mulaz e la parte alta e settentrionale della Val Venegia. Quindi una specie che colonizza sia i suoli silicei che quelli carbonatici.
Si tratta di una bellissima primula di colore roseo-violaceo, dal fusto appressato al suolo, alto al massimo 5 cm e con delle foglioline provviste di denti acuti, che la rendo piuttosto particolare e facilmente riconoscibile. Fiorisce tra giugno e luglio.
A fioritura più precoce è invece la Primula orecchia d’orso (Primula auricula), specie dai fiori gialli, tipica delle crèpe delle rocce di esclusiva natura calcareo-dolomitica. La si incontra nelle fessure dei massi dei pascoli delle malghe, dalla Val Venegia alla Maga Pala e nei dintorni di tutti i rifugi delle Pale fino a 2630 m del Passo Mulaz. Le sue foglie coriacee ed ampie rimangono visibili tutto l’anno come decori sulla roccia nuda.
Ultima, ma non per importanza visto che si tratta di una specie endemica delle Dolomiti, quindi esclusiva della nostra area geografica, è la Primula tirolese (Primula tyrolensis). Anche questa primula, come la primula orecchia d’orso trova il suo habitat nelle fenditure delle rupi, che devono però essere umide e ombrose. La quota minima in cui la troviamo nel Parco è 1300 m della Val Canali e sale fino a 2450 m nei pressi del rifugio Rosetta.
Le primule, quando crescono assieme, producono spesso degli ibridi il cui aspetto è intermedio fra le due specie di provenienza.
Si ibridano con facilità la Primula comune con la Primula di Colonna, così come la Primula maggiore.
Insomma, al aldilà delle questioni puramente floristiche, il bello delle primule è che ci trasmettono la primavera, sono il traino che ci traghetta fuori dall’inverno, che siano delle varietà coltivate in serra o spontanee dei nostri prati e dei nostri boschi, il loro significato rimane sempre e comunque lo stesso.
Articolo e foto a cura di Maurizio Salvadori