Sentiero Etnografico del Vanoi – Anello dei Pradi
La zona dei pradi si estende su una fascia che va dai 1.000 ai 1.400 metri di quota e comprende tutti i versanti percorsi dal Sentiero Etnografico. I pradi sono – o meglio erano – vaste estensioni prative disboscate sistematicamente, tramite i ronchi – in seguito a cessioni, appropri o affitti da parte della Regola…
La zona dei pradi si estende su una fascia che va dai 1.000 ai 1.400 metri di quota e comprende tutti i versanti percorsi dal Sentiero Etnografico.
I pradi sono – o meglio erano – vaste estensioni prative disboscate sistematicamente, tramite i ronchi – in seguito a cessioni, appropri o affitti da parte della Regola comunale e delle antiche proprietà signorili ai contadini di Caoria, ma anche di Canale, Prade, Zortea. (foto o disegno unità paesaggistica: uomo che falcia)
Inscindibilmente legata ai pradi e al loro sfruttamento, vi è una miriade di edifici rurali, i tabiàdi e le casère, utilizzati stagionalmente per lo stoccaggio del fieno e la permanenza degli agricoltori/allevatori. Moltissimi di questi edifici sono oggi in rovina e la natura per sé si è riappropriata della maggioranza dei prati estendendo il bosco di ricolonizzazione. (foto dei pradi attuali)
Ogni nucleo familiare possedeva più pradi (in media dai 3 ai 5), spesso disposti su versanti diversi, con esposizioni ed altitudini differenziate. Ciò permetteva di ottimizzare la “ricerca dell’erba”, ma obbligava a ripetuti spostamenti tra i vari appezzamenti.
Questa localizzazione varia in relazione alla morfologia dei versanti, ma anche in ragione delle differenze proprietarie altomedioevali e delle condizioni più o meno favorevoli agli appropri, ai livelli e ai passaggi proprietari stessi.
Solo così è spiegabile il fatto che il versante di Fiamena (già appannaggio della Regola), il quale presenta un’esposizione non ottimale e difficili condizioni idrogeologiche, sia caratterizzato da un’antropizzazione più puntuale e diffusa, di quello, ad esempio, dei prati di Tognola, magnificamente esposti, ma di proprietà dell’Ospedale di Feltre fino al secolo scorso.