La Val Canali
Schematizzando largamente, il gruppo delle Pale di San Martino ha la forma di una lettera H maiuscola. La catena settentrionale e quella di San Martino formano l’asse verticale principale. Circa al centro di esso, immediatamente a sud dell’altopiano, s’innesta un asse trasversale, formato dalla larga dorsale della Cima Fradusta (2939 metri), delle Cime di Manstorna (2816 metri) e del Coro (2670 metri) che, con la giogaia delle Cime del Marmor, si collega alla Croda Grande al centro della Catena meridionale.
Questo asse trasversale non è però così lineare: mentre a nord costituisce il bordo meridionale dell’Altopiano delle Pale, verso sud prosegue con imponenti gruppi rocciosi: la Cima Canali (2900 metri), il Sasso de le Lede (2580 metri) e la Cima d’Ostio (2405 metri) fra la Val Pradidali e il Vallon delle Lede, oltre alla Cima dei Lastei (2846 metri) fra il Vallon delle Lede e la Val Canali.
Sono le montagne che dividono, con un triangolo roccioso, la Val Pradidali dalla Val Canali, caratterizzate in alto da ripidi gradini di origine glaciale. Sul versante meridionale di questa catena trasversale troviamo alcune delle più belle e caratteristiche pareti del gruppo. Innanzitutto le canne d’organo della Cima Canali, un monte “di forma assai bella e meravigliosa… alta e svelta come una costruzione di ordine gotico” (Brentari) e poi l’alto circo del Vallon delle Lede, sospeso sulla Val Canali.
Il punto di congiunzione della Val Pradidali con la Val Canali è nella località Cant del Gal, il cui nome fa riferimento alle arene di canto del gallo cedrone. Qui si trovano una vasta area di parcheggio e punti di ristoro.
Il confine del Parco è poco più sotto, al ponte Piazmador. Dal ponte fino alla Malga Canali la strada attraversa una pecceta con abete bianco, a tratti più fitto. Di tanto in tanto fanno bella mostra faggi di consistenti dimensioni e in alcuni punti – nei pressi di Prà dell’Ostio, per esempio – alcuni gruppi più numerosi offrono un sottobosco caratterizzato in particolare dalla carice bianca (Carex alba).
Sulla sinistra orografica del torrente, all’altezza del parcheggio di Malga Canali, predomina ancora il bosco misto con peccio e larice, più abbondanti ed esclusivi ai fianchi della valle nella mugheta che popola il ripido pendio che la risale. È da notare che nella Val Canali il mugo sembra salire a quote più elevate che nella vicina Val Pradidali (sicuramente oltre i 2000 metri).
Sulle rocce sporgenti visibili lungo il torrente sono presenti gli interessanti asplenio delle Dolomiti (Asplenium seelosii) e bonarota gialla (Paederota lutea). Lungo il torrente, il cui largo letto va attraversato più avanti per salire al Rifugio Canali-Treviso, riconosciamo diverse specie di salici. Più avanti, verso il rifugio, lunghi tratti sono occupati da popolazioni a ontano bianco (Alnus incana).
Prima di risalire la Val Canali e le sue crode dolomitiche, vale la pena soffermarsi ancora nei pressi della malga. Sulle pendici retrostanti possiamo ammirare quello che forse è l’unico esempio di faggeta (Dentario-Fagetum) in senso stretto, osservabile all’interno del Parco.
Uno spettacolo da non perdere, a fine marzo – inizio aprile, prima dello spuntare delle foglie, è la fioritura del sottobosco con i colori del cipollaccio stellato (Gagea lutea), la colombina cava (Corydalis cava) e la dentaria a nove foglie (Dentaria enneaphyllos). Sono piacevoli allo sguardo anche i lisci pascoli a fienarola alpina (Poion alpinae) e festuca (Festuca rubra) nella zona di Malga Canali, una delle poche ancora monticate all’interno del Parco.