All’interno del Parco sono ancora presenti interessanti superfici mantenute a prato da sfalcio, in buona parte costituite da habitat “Natura 2000”. Per il loro valore conservazionistico e per gli impegni assunti, a livello comunitario, nell’ambito delle diverse direttive, meritano indubbiamente di essere mantenuti tali.
Il progetto del Parco rivolto al recupero e al mantenimento delle aree a prato all’interno dell’area protetta, si inserisce nell’ambito del bando a valere sul Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020, ai sensi della Misura 16 – Operazione 16.5.1, Fase B, concernete “Progetti collettivi a finalità ambientale”.
Il progetto ha previsto un processo di partecipazione con i “soggetti attuatori” per l’individuazione delle azioni di gestione e tutela degli “habitat agricoli”.
Nel mantenere e recuperare gli ambiti prativi esistenti, l’attenzione è rivolta alle formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo, di nardeto ricco di specie e di praterie montane da fieno.
Contesti naturali
Il forte gradiente altitudinale del Parco permette la presenza, a breve distanza, di ambienti sensibilmente differenti. Questa diversificazione aumenta anche in considerazione del fatto che la parte settentrionale del Parco, a causa dell’esistenza della Catena del Lagorai e delle Pale di San Martino, non risente degli influssi mediterranei e conseguentemente ha un clima prettamente continentale.
In tale contesto lo sfalcio dei prati ha subito a partire dal secondo dopoguerra una inesorabile contrazione dovuta in primis all’abbandono della montagna.
Anche nel territorio del Parco la pressione delle aree boscate su quelle aperte, a scapito di queste ultime è molto evidente. Questo porta in generale, non solo nel Parco ma nell’intera Provincia di Trento, ad una riduzione delle aree aperte e, contestualmente, alla contrazione di habitat quali i prati e i pascoli, con una conseguente banalizzazione della biodiversità vegetale e faunistica ad essi correlata, portando in alcuni casi, a livello locale, alla completa scomparsa della stessa.
La conservazione di tali ambienti pertanto risulta tra le azioni di conservazione sicuramente da intraprendere al fine di salvaguardare alcuni habitat di interesse comunitario e le relative comunità specifiche associate.
Attuazione delle misure di conservazione
In attuazione alle Misure di conservazione specifiche del Piano di Parco, questo progetto si pone l’obiettivo di conservare gli habitat individuati attraverso la creazione di condizioni che agevolino la prosecuzione della attività di sfalcio. In particolare, di assoluto interesse risulta anche il mantenimento di piccoli appezzamenti prativi inseriti in aree boscate di neoformazione, costituite in passato da ampie porzioni di prato.
Il progetto prevede di migliorare la qualità dei prati; qualità intesa come espressione della biodiversità floristica e faunistica presente e quindi derivante anche dalla messa in pratica di consone modalità gestionali (effettuazione di concimazioni organiche commisurate alla effettiva esigenza delle comunità vegetali presenti, adozione di misure gestionali atte a garantire il rispetto della fauna selvatica).
L’azione si inserisce coerentemente nell’ambito della Operazione 16.5.1 in considerazione del fatto che tenta di integrare le necessità di salvaguardia ambientale attraverso l’utilizzo di corrette pratiche agricole, con un innegabile impatto anche di tipo turistico legato al mantenimento del tipico paesaggio rurale alpino.
Le azioni del progetto prevedono l’adozione di pratiche gestionali volte alla tutela degli habitat e di specie faunistiche, con particolare riferimento allo sfalcio tardivo dei prati (dal 15 luglio in poi) e ad una corretta concimazione di questi ultimi (assenza di concimazioni).
Hanno aderito al progetto 29 soggetti, per una superficie complessiva di circa 22 ettari.