L’habitat è una unità ecologica più o meno autonoma ossia in grado di sostenersi e autoregolarsi, adattandosi ai cambiamenti dell’ambiente. Costituisce lo spazio fisico entro il quale vivono le specie animali e vegetali tipiche di quell’habitat: gli habitat costituiscono “l’indirizzo” dove una specie vegetale o animale abita; quindi a un determinato habitat corrispondono solo ed esclusivamente determinate specie, che sono tipiche di quell’habitat. Ad habitat diversi corrispondono quindi specie diverse.
La Direttiva 92/43/CEE (detta Direttiva Habitat) ha classificato le varie tipologie di habitat sulla base delle specie vegetali e animali presenti (l’elenco dei tipi di habitat è riportato nell’allegato I della Direttiva), attribuendo a ciascuno un codice numerico oltre ad un nome.
L’asterisco (*) posto prima del codice numerico identificativo indica gli habitat considerati prioritari dalla Direttiva, quindi soggetti a particolare protezione.
Nell’elenco che segue vengono brevemente descritti i tipi di habitat presenti nel territorio del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino.
3130 Acque stagnanti da oligotrofe a mesotrofe con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isoeto-Nanojunctea
Questo tipo di habitat include la vegetazione di acque ferme (lentiche) che caratterizza laghetti e stagni non troppo ricchi di nutrienti (oligo-mesotrofici). Esso può essere caratterizzato sia da comunità di piante perenni (classe Littorelletea, molto raro in ambiti alpini) che di piante annuali (Isoeto-Nanojuncetea), certamente meno rare, soprattutto a bassa quota, ma che difficilmente si osservano in condizioni di apprezzabile ed elevata naturalità. Di fatto, si tratta di ambienti temporaneamente sommersi, con sponde fangose che restano parzialmente disseccate in estate avanzata. Di qui il comportamento anfibio e il carattere pioniero della vegetazione, con poche piante caratteristiche che coprono solo una parte della superficie potenzialmente disponibile.
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion Hydrocharitio
Habitat biologicamente molto importante e relativamente raro nella regione biogeografica alpina. Include laghi e stagni con acque più o meno torbide, di colore da grigio a verde-blu, più o meno torbide, particolarmente ricche in soluti alcalini (pH generalmente maggiore di 7), con comunità di Hydrocharition liberamente flottanti in superficie o, in acque profonde e aperte, con associazioni di Magnopotamion.
L’espansione urbana, l’intensivizzazione delle colture agricole e il conseguente inquinamento, soprattutto nei fondovalle, hanno ridotto notevolmente il numero, l’estensione e la qualità di questi ecosistemi di acqua dolce. La composizione floristica attuale, impoverita, riflette spesso tale situazione.
3220 Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea
In questo tipo di habitat son comprese le comunità pioniere di piante erbacee o suffruticose che colonizzano i greti ghiaiosi e sabbiosi dei torrenti e dei fiumi alpini, dalle sorgenti di alta quota fino allo sbocco nei fondovalle più ampi. Nelle zone artico-boreali è presente anche in pianura. Esso deriva dalla fusione di due codici precedenti (32.21 e 32.22). Le comunità di questo habitat sono quindi soggette a sensibili variazioni delle condizioni ecologiche, con alternanza di periodi in cui sono sommerse (ad esempio nei periodi di piena e alla fusione delle nevi o dei ghiacciai perenni) ad altri in cui devono sopportare una relativa aridità (tarda estate). Spesso si tratta di habitat precari e frammentari a causa della riduzione di naturalità dovuta alle captazioni idriche e alle altre forme di utilizzazione (creazione di bacini artificiali, opere di sistemazione idraulica, ecc.).
Nella parte più alta dei torrenti alpini la specie guida è Epilobium fleischeri, esclusivo di substrati silicei, mentre più in basso, dove la velocità della corrente cala, abbonda Calamagrostis pseudophragmites. Nei greti e sulle alluvioni dei torrenti montani e subalpini, soprattutto su substrati a matrice carbonatica, tra le specie guida più frequenti e caratterizzanti spicca Petasites paradoxus.
3240 Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos
Boschi o arbusteti che si sviluppano sui greti ghiaioso-sabbiosi dei principali torrenti e dei fiumi, dalla fascia montana (1600-1700 m al massimo) fino allo sbocco nei fondovalle, in pianura. I salici di ripa, con diverse entità tra le quali Salix eleagnos è considerata la specie guida, sono sempre prevalenti sull’ontano bianco, altre latifoglie, ed anche conifere quali abete rosso e pino silvestre che si insediano in fasi più mature. Tra gli altri arbusti, l’olivello spinoso (Hippophaë rhamnoides) è il più caratteristico indicatore di questo habitat. Il regime idrico è di tipo torrentizio ma per l’affermazione di questi boschi gli eventi di piena eccezionale si verificano solo nell’arco dei decenni. Il carattere ecologico saliente di queste formazioni di salici di greto è la capacità di sopportare sia periodi di sovralluvionamento (quindi relativa asfissia del suolo) che fenomeni siccitosi con aridità di regola tardoestiva. Lo strato erbaceo è di norma poco rappresentativo e non dissimile da quello delle altre formazioni di greto.
4070* Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti)
Le formazioni arbustive e basifile di pino mugo sono probabilmente l’espressione più caratteristica del paesaggio dolomitico e delle Alpi sudorientali e forse ciò giustifica la qualifica di habitat prioritario. Oltre all’orizzonte subalpino, in cui spesso ricoprono le estesi coltri detritiche alla base delle pareti verticali, le mughete scendono sui versanti impervi fino a raggiungere i greti ghiaiosi dei fondovalle nelle aree a microclima più freddo e con maggiore permanenza della neve. Caratteristica di questa comunità, pioniera ma lungamente durevole, è la tolleranza alle frequenti e repentine variazioni delle condizioni di umidità (suoli a drenaggio molto rapido, soggetti a ruscellamento, talvolta sovralluvionati, ma anche con evidenti fenomeni di siccità estiva) e di temperatura (forti escursioni termiche diurne). Il diverso grado di copertura arbustiva del suolo indica la successione da stadi più primitivi (nettamente basifili) a quelli più maturi in cui la progressiva decalcificazione è segnalata dall’aumento di Rhododendron ferrugineum e Vaccinium sp.
4060 lande alpine e boreali
Habitat ampiamente diffuso in provincia, caratterizzato dalle formazioni arbustive alpine e subalpine di ericacee e/o ginepri nani. In questo tipo, assai eterogeneo, confluiscono numerose cenosi che svolgono un ruolo essenziale sia per l’impronta che conferiscono al paesaggio, sia per il ruolo di protezione dei suoli e dei versanti che svolgono. In particolari situazioni geomorfologiche e microclimatiche possono localizzarsi anche a quote inferiori. Così, ad esempio, in ambienti rupestri soleggiati della fascia montana-altimontana con Juniperus sabina sui substrati silicei o con Genista radiata sui substrati carbonatici.
4080 Boscaglie subartiche di Salix spp.
I saliceti subalpini, comunità arbustive in cui sono dominanti specie del genere Salix, rappresentano una componente minoritaria ma ecologicamente interessante del paesaggio montano trentino. Essi sono, in genere, legati a situazioni primitive, diffuse lungo torrenti e ruscelli, alla base di conoidi, in stazioni a prolungato innevamento o, comunque, dotate di elevata disponibilità idrica. Esistono consorzi caratteristici sia di substrati carbonatici che silicatici, che si spingono fino a 2300-2400 metri.
6150 Formazioni erbose boreo-alpine silicee
Questo tipo, assai eterogeneo, include tutte le formazioni erbacee che vegetano, di regola oltre il limite del bosco, sui substrati silicei o comunque decisamente decalcificati (quindi suoli sufficientemente profondi), incluse le vallette nivali. Saranno quindi riferiti a questo tipo tutte le comunità della classe Caricetea curvulae (curvuleti, festuceti, giuncheti a Juncus trifidus) e quasi tutte quelle della classe Salicetea herbaceaepurché la copertura vegetale superi quella dei detriti (altrimenti da ascrivere a 8110). In questo tipo saranno comprese anche comunità ipsofile ricche di briofite e di licheni.
6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine
Habitat complesso che raggruppa le formazioni erbacee dei substrati carbonatici, localizzate generalmente oltre il limite della foresta. Include sia aspetti primari che aree di pascolo, tradizionale ed estensivo, a livello subalpino. In condizioni orografiche particolari (valloni, solchi percorsi da slavine, base di pareti, margine di greti), l’habitat può interessare anche quote più basse, nella fascia montana. In 6170 si comprendono sia formazioni chiuse dei versanti (seslerieti in senso lato, inclusi aspetti di debole acidificazione), che le creste ventose (elineti) ed anche gli aspetti discontinui a zolle (firmeti). Analogamente a quanto indicato per l’habitat 6150, in 6170 saranno incluse anche le formazioni erbose a lungo innevamento in cui prevale la componente basifila, purché la copertura non sia così bassa da dover attribuire quelle comunità a 8120.
L’importanza paesaggistica, floristica e vegetazionale di questo habitat (che si articola in numerose e talvolta ben distinte comunità vegetali) è certamente arricchita dalla secolare presenza di attività antropiche legate al pascolo
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia)
Tipo che include formazioni erbacee, o parzialmente cespugliate, da secche a mesofile, comunque asciutte, diffuse dalle pendici collinari alla fascia montana, eccezionalmente fino a quasi 2000 m di quota. La permanenza di questi habitat è garantita da regolari falciature (o pascolamento ovicaprino non eccessivo) e da assenza di concimazioni. Si tratta di formazioni secondarie (solo in pendici rupestri e siti estremamente aridi si possono notare nuclei primari, corrispondenti a topografie in cui l’evoluzione del suolo è di fatto impedita) che subirebbero facilmente l’invasione delle specie arbustive del mantello e di quelle legnose del bosco.
L’habitat diventa prioritario solo se rappresenta un importante sito per la presenza delle orchidee. La discriminante deriva dalla soddisfazione di almeno uno tra i tre seguenti criteri:
– Il sito comprende una ricca sequenza di specie di orchidee
– Il sito include una popolazione importante di un‘orchidea rara nel territorio nazionale.
– Il sito contiene una o più specie di orchidee considerate rare, molto rare o eccezionali sul territorio nazionale.
6230 Formazioni erbose a Nardus ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle zone submontane dell’Europa continentale)
Habitat caratterizzato da formazioni erbacee perenni chiuse, asciutte o mesofile, ricche di specie e con nardo dominante, che si sviluppano sui suoli silicei nelle regioni atlantiche, subatlantiche e boreali, dalle basse pianure alle regioni collinari e montane. Nelle Alpi, queste comunità sono quasi sempre diffuse a quote più elevate, fino a livello subalpino. Non raramente i nardeti sono sviluppati anche su suoli relativamente profondi (dilavati e decarbonatati) originatisi da substrati a matrice carbonatica, specialmente se marnoso-terrigena. Di fatto questo tipo include oltre ai nardeti le comunità acidofile ad essi affini. Le indicazioni del manuale sono molto chiare ed escludono che si possano attribuire a questo habitat, considerato prioritario, le situazioni irreversibilmente degradate generate dall’eccessivo carico pascolante.
6520 Praterie montane da fieno
Prati mesofili ricchi di specie, falciati di regola solo una volta l’anno (talvolta anche un turno di pascolo in tarda estate-autunno), situati a quote più elevate (sopra i 1000-1200 m), e quindi meno termofili, di quelli contraddistinti dal precedente codice, 6510. Anche in questo caso i livelli di concimazione dovrebbero mantenersi bassi. Essi corrispondono ai cosiddetti triseteti e hanno composizione floristica variabile.
7110*Torbiere alte attive
Habitat prioritario, di eccezionale e riconosciuta importanza naturalistica per il territorio alpino, che include le torbiere acide, ombrotrofiche, povere di minerali, alimentate principalmente dalle piogge, in cui il livello dell’acqua si mantiene generalmente più alto rispetto alla falda freatica circostante. La vegetazione, formata da piante perenni, è dominata da cuscinetti colorati di sfagni che consentono la crescita della torbiera. Si osserva spesso l’alternarsi di cumuli (Bulten) e di depressioni con acqua che affiora in superficie (Schlenken). Possono essere considerate un’espressione di un paesaggio postglaciale, giovanile. In fasi più evolute possono comparire piante di pino silvestre, pino mugo o betulla pubescente sopra i cumuli. Il termine “attive” indica aree in cui si sta formando della torba, comprese situazioni temporaneamente ferme per eventi di siccità prolungata o incendi.
7140 Torbiere di transizione e instabili
Questo habitat, la cui denominazione ufficiale (vedi note, sotto) può essere ambigua, include una nutrita serie di comunità vegetali che si sviluppano in condizioni da oligo- a mesotrofiche, in stazioni con caratteristiche intermedie tra quelle soligene (7230) ed ombrotrofiche (7110). I siti sono spesso localizzati in posizione di transizione tra specchi d’acqua e terra ferma. Fisionomicamente si osservano cariceti (erbe ondeggianti), tappeti galleggianti di briofite, con sfagni di diverse specie. Dato il livello della falda possono essere presenti comunità di piante acquatiche o anfibie, di elofite. Pur non essendo considerato prioritario, si tratta di un habitat di assoluta rilevanza ecologica e fitogeografica. A livello floristico, in particolare, la loro varietà è superiore a quella delle torbiere alte.
7230 Torbiere basse alcaline
Questo tipo di habitat è relativamente diffuso nella fascia montana e subalpina ma, spesso, frammentario e molto articolato, con altri tipi di ambienti umidi ad esso associati. Le torbiere basse alcaline sono edificate da piccole carici e ospitano numerose specie, sia vascolari che briofitiche. I suoli, ricchi di basi, sono minerotrofici, ad elevata conducibilità, con pH da alcalino a subacido (contatti con torbiere di transizione e con i molinieti nelle aree pianeggianti).
7240* Formazioni pioniere alpine del Caricion bicoloris-atrofuscae
Popolamenti, molto rari in tutto l’arco alpino, caratterizzati da piate erbacee perenni, soprattutto piccole carici e giunchi, oltre ad alcuni muschi, che vegetano ai bordi dei ruscelli, spesso in corrispondenza di terrazzi o in prossimità di sorgenti, in stazioni lungamente innevate, in cui depositi torbosi si alternano ad apporti alluvionali, con detriti sabbioso-limosi che ringiovaniscono i suoli. Le specie caratteristiche, quasi tutte assai rare, prediligono pianori glaciali sui quali confluiscono sedimenti fini di varia origine, con componenti carbonatiche, marnoso-terrigene o anche silicatiche. Per le ridotte dimensioni l’habitat è spesso frammentario e difficilmente cartografabile.
8110 Ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale (Androsacetalia alpinae e Galeopsietalia ladani)
Sono inclusi in questo habitat i popolamenti che colonizzano e caratterizzano i detriti silicatici, di varia granulometria, dalla fascia altimontana al limite delle nevi permanenti, più o meno soggetti a movimenti crioclastici. A questo tipo sono associate anche le comunità, più termofile, che si sviluppano sui detriti della fascia montana, anche se di origine secondaria (per il Trentino l’esempio più classico è rappresentato dai materiali di risulta delle cave di porfido). Queste comunità possono essere ricche di briofite, licheni e talvolta anche felci.
8120 Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii)
Comprende le comunità vegetali microterme che popolano i detriti di origine carbonatica (inclusi marne e calcescisti), dalla fascia montana al limite delle nevi.
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
L’habitat include la vegetazione casmofitica delle fessure delle pareti rocciose calcaree e interessa diverse regioni biogeografiche, dalle zone planiziali fino alle quote più elevate.
8220 Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica
Comprende la vegetazione casmofitica delle fessure delle rupi dei substrati silicatici, a qualsiasi altitudine
8240* Pavimenti calcarei
La descrizione fornita dal manuale, per questo habitat prioritario, è molto articolata e fondata sulle situazioni presenti nelle Isole Britanniche e in Scandinavia che, in parte, si sintetizzano qui. Lastre di pietra mobili e blocchi regolari di calcare con fessure verticali. La superficie rocciosa è scarsamente ricoperta da suolo e quindi la vegetazione è rada, coprendo in generale meno del 50%. Localmente si formano sacche di terreno che consentono lo sviluppo di molte specie diverse di piante, dalle fanerofite alle terofite. La vegetazione, condizionata dai diversi microclimi, è a mosaico e quindi difficilmente tipificabile. Le piante sciafile prediligono le fessure, mentre in superficie si sviluppano, sia specie di 6210 che di 6170 ma anche numerose specie arbustive di macchia e/o brughiera. Importante è la componente crittogamica con briofite e licheni.
8340 Ghiacciai permanenti
Questo habitat viene riportato per oppotuna memoria essendo previsto dall’allegato I della direttiva Habitat. Ovviamente i ghiacciai sono di straordinaria importanza ambientale ma non rivestono interesse per le comunità vegetali. Il loro forte e recente regresso è ben documentato anche per il Trentino.
9110 Faggeti del Luzulo-Fagetum
Il tipo comprende le faggete acidofile, pure o miste con conifere, che caratterizzano diversi ambiti altitudinali, dal livello collinare a quello altimontano. Esse gravitano nell’Europa centrale e centro-settentrionale ma sono diffuse, in corrispondenza di substrati silicatici, anche sul versante meridionale dell’arco alpino, in settori a clima tendenzialmente oceanico.
91D0* Torbiere boscose
Habitat prioritario che comprende foreste di conifere (più raramente di latifoglie) sviluppate su suoli torbosi, sempre umidi o impaludati, poveri di nutrienti. Le specie guida sono abete rosso, pino silvestre, pino mugo (var. rotundata), betulla pubescente. Lo strato erbaceo è del tutto simile a quello delle torbiere alte (7110) o di transizione (7140), con tappeti di sfagni e altre briofite.
91E0* Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-padion, Alnion incanae, Salicion albae)
Questo habitat comprende diversi tipi di boschi igrofili caratterizzanti le fasce ripariali dei fiumi in pianura e dei torrenti in montagna (fino a circa 1500 m). Si tratta di alneti di ontano bianco e/o nero, alno-frassineti, salici-populeti e saliceti a Salix alba. Queste formazioni ripariali si sviluppano su suoli pesanti in corrispondenza di depositi alluvionali con matrice limoso-sabbiosa, soggetti a periodiche inondazioni, ben drenati nei periodi di magra ma senza la siccità estiva che tollerano i consorzi individuati con il codice 3240. Lo strato erbaceo è rappresentato da specie di taglia robusta che talora formano i consorzi di 6430 e, nelle stazioni ben conservate, da un ricco corredo di geofite a fioritura primaverile.
91K0 Foreste illiriche di Fagus sylvatica (Aremonio-Fagion)
Foreste di faggio delle Dinaridi e ambiti limitrofi con irradiazioni nelle Alpi sudorientali e nelle colline pannoniche. In tali ambiti sono spesso a contatto con le faggete centroeuropee (9130, 9140, 9150). Rispetto a queste è molto più elevata la diversità floristica.
9410 Foreste acidofile montane e alpine di Picea (Vaccinio-Picetea)
La definizione data dal manuale è quanto mai semplice. Foreste di conifere sub-alpine e alpine dominate da abete rosso. È evidente che il sub-alpino si riferisce ad ambienti periferici ed esterni alle Alpi e non al livello altitudinale. Nella successiva esemplificazione dei sottotipi si evince che vanno comprese sia le peccete montane che quelle subalpine. I suoli acidi si riscontrano sia sui substrati di origine silicatica che in quelli di natura carbonatica, in tal caso per effetto dell’humus grezzo che si forma dagli aghi delle conifere o del dilavamento.
9420 Foreste di Larix decidua e/o Pinus cembra
Foreste subalpine, talvolta anche altimontane, dominate da larice o pino cembro in cui le due specie possono essere pure (lariceti, cembrete, rispettivamente) o anche, più frequentemente in Trentino, miste (larici-cembreti), associate ad abete rosso. Si tratta di una delle formazioni boschive più nobili che caratterizza, in settori a clima continentale, il limite superiore della vegetazione arborea (a circa 2200-2300 metri nella zona più nordoccidentale). Il loro areale potenziale è stato storicamente ridotto per ricavare pascoli.
I testi che descrivono gli habitat sono tratti dalla pubblicazione Habitat Natura 2000 in Trentino di Cesare Lasen. Per approfondimenti vai al sito Aree Protette del Trentino