Le attività boschive furono, per tutti i secoli passati, ma anche nei primi decenni del nostro secolo, una delle risorse più importanti della popolazione del Vanoi, che andava a integrare l’allevamento e una agricoltura povera. È difficile per noi avere un’esatta percezione di quella realtà. A Caoria, gli ampi piazzali della segheria demaniale accolgono ordinatamente i tronchi provenienti da tutte le foreste del Parco: quelle demaniali di Valzanca e Valsorda (1600 ettari), ma anche quella di Paneveggio, sul versante opposto. C’è un che di asettico e di pulito nel lavoro di esbosco e di preparazione del legname, oggi che la montagna è costellata di strade forestali e che ardite teleferiche possono essere installate con efficienza e rapidità. Basta però salire di poco per trovare qualche testimonianza che ci mette sulle tracce di un lavoro – il complesso di attività legate allo sfruttamento del bosco – per secoli rimasto uguale a se stesso, fatto di una rude tecnologia, di fatica e pericolo. Le trasformazioni economiche legate all’abbandono dell’agricoltura e zootecnia tradizionali, hanno assunto dimensioni molto significative in quest’area a partire dagli anni ’60. Gli effetti si sono ovviamente manifestati nelle dinamiche demografiche e nell’abbandono di usi del suolo storicamenti consolidati. Da un punto di vista insediativo la Valle del Vanoi è caratterizzata dalla presenza di alcuni centri abitati, che raccolgono l’assoluta maggioranza della popolazione e da una rilevante edificazione sparsa, per lo più lungo le vie di comunicazione. Gli insediamenti si diversificano per la loro collocazione topografica in agglomerati edificati sulle prime pendici dei monti (Ronco), su conoidi di deiezione (Caoria) e su terrazzi o ripiani orografici (Canal San Bovo, Prade e Zortea).
Turismo e alpinismo
La Val Canali è meta di interesse turistico per escursionisti o semplici amanti della natura che trovano ospitalità nei numerosi ristoranti, agritur e rifugi della zona. Abbandonate in gran parte le attività agricole legate alla zootecnia tradizionale, la popolazione locale si dedica con particolare cura al mantenimento e coltivazione di prati e prati-pascoli in cui si collocano i rustici ,” masi “, utilizzati soprattutto nel periodo estivo. L’alpinismo iniziò ufficialmente nel gruppo delle Pale di San Martino. Il 30 maggio 1864 una comitiva di alpinisti inglesi, fra cui William D. Freshfield e Francis F. Tuckett, condotti da due guide (una svizzera e una savoiarda) realizzarono la prima traversata alpinistica del Passo Canali, fra la valle di Angheraz e la Val Canali, da Taibon a Fiera di Primiero. Era probabilmente la prima volta che un alpinista visitava quei luoghi, conosciuti comunque dai pastori e dai cacciatori valligiani. Negli stessi anni venivano salite, soprattutto da alpinisti inglesi e tedeschi , le principali cime del gruppo (1870, Cimon della Pala; 1878, Pala di San Martino; 1879, Sass Maór); poi, dagli anni Ottanta si passerà alle cime minori, ma più ardite e alla ricerca di vie sempre più difficili. È solo nell’ultimo decennio del XIX secolo che vengono salite le cime che fanno corona alla Val Canali, particolarmente selvagge e ardite.