Quanti in questo periodo, finalmente ben innevato, si muovono sul nostro territorio, avranno di certo notato la gran quantità di “impurità” che va sporcando la neve; ad una prima occhiata sembrano banali residui vegetali, minuti cascami spesso accumulati nelle depressioni del manto nevoso o nella traccia degli sci alpinisti. A guardare da vicino quell’ammasso confuso è però facile identificare alcuni elementi ben definiti. Se ci troviamo in un bosco di conifere, analizzando quelle impurità vedremo che contengono aghi, piccoli coni globosi che sono i fiori maschili da mesi ormai esausti, lembi di licheni spezzati, troveremo pigne intere se si tratta di abete rosso oppure squame singole se si tratta di abete bianco -queste non cadono intere e si sfaldano sul ramo-; ma soprattutto troveremo tanti semi, più piccoli quelli dell’abete rosso, molto più grandi quelli del bianco
Spesso in questi boschi non manca qualche pianta di acero montano, i suoi semi sono facilmente riconoscibili, la loro forma è inequivocabile con una doppia ala: è chiamata disamara. Questo fenomeno di propagazione dei semi è particolarmente vistoso quest’anno a seguito della pasciona che ha interessato gran parte delle specie forestali; una quantità eccezionale di polline in inverno/primavera corrisponde ad una altrettanto eccezionale fruttificazione. Vistose sono state d’autunno le produzioni di frutta sugli alberi “domestici” e sui sorbi in ambiente naturale, carichi come poche volte è capitato di vedere.
Per non farla troppo lunga sennò ci si stufa a leggere, il motivo di queste righe è giusto quello di sciogliere una curiosità semmai a qualcuno fosse venuta, riguardo quell’enorme quantità di semi dispersi, per la quale scoiattoli, topi ed arvicole, uccelli di varie specie e l’intera catena alimentare, ringrazieranno.
Le immagini che seguono sapranno dire tutto il resto.
Maurizio Salvadori